Ritorno a “The war memorial of Korea”, per riprendere la visita.
Sulla scalinata del Museo, un folto gruppo di soldati è in posa per la foto di rito; in questo Paese, il servizio di leva dura 24 mesi ed è particolarmente gravoso, poiché le tensioni con la Corea del Nord non si sono spente e l’ipotesi di un terribile, fratricida scontro, purtroppo, non è un’ipotesi peregrina. Per questo motivo, c’è bisogno di soldati altamente preparati, fortemente attrezzati ed altamente motivati.
Ora i soldati si sono seduti sopra i gradini ed attendono il flash di un loro commilitone.
Ora i soldati si sono seduti sopra i gradini ed attendono il flash di un loro commilitone.
Passo accanto e mi avvio all’ingresso.
Entrando sulla destra c'è un accogliente bar, la cui sala è provvista di comode sedie, poste intorno a dei tavolini rotondi. Ne approfitto e ordino un cappuccino.
Entrando sulla destra c'è un accogliente bar, la cui sala è provvista di comode sedie, poste intorno a dei tavolini rotondi. Ne approfitto e ordino un cappuccino.
Il bar |
Nell'attesa, mi trasferisco nell'adiacente negozio di souvenir; ci sono diversi libri sulla Guerra di Corea, anche a fumetti è stata raccontata, forse, per avvicinare un pubblico molto giovane.
Il negozio di souvenir. |
Alcuni soldati in miniatura, gl'immancabili quaderni con il logo del museo, delle bellissime penne, alcuni portachiavi con l'hanbok ed in fondo delle magliette. A quest'ora, il negozio è assai frequentato, soprattutto da bambini, che osservano con grandi occhi la merce esposta.
Terminato il cappuccino, ritorno nello stesso punto di ieri e continuo la mia appassionante visita. L'esposizione degli abiti del periodo Choson continua con il Mugwansangbok (l'uniforme militare) ed accanto due Chol lik (il vestito del funzionario di corte).
Nella teca di fronte due Jangbangbae (scudi) e sul muro un Deungbae (scudo di vimini).
Due bellissimi Dousokrin Gabjou (l’armatura del comandante), altre divise da soldato ed infine degli oggetti di lavoro in dotazione agli ufficiali.
Quindi dei documenti, attestanti l’avvenuto licenziamento di Yo Jungyeong, un Byeongmauhu (un ufficiale militare) durante la dinastia Joseon .
La seconda parte di questa sala è dedicata alle relazioni internazionale della Corea con i paesi esteri nel corso del XVIII e XIX secolo con l'esposizione di divise storiche delle nazioni; apre la Gran Bretagna, Spagna, Francia, Usa, Giappone, Cina, essendo assente la vetrina italiana, presumo che il nostro Paese non intrattenne rapporti all'epoca con la Corea.
Terminato il cappuccino, ritorno nello stesso punto di ieri e continuo la mia appassionante visita. L'esposizione degli abiti del periodo Choson continua con il Mugwansangbok (l'uniforme militare) ed accanto due Chol lik (il vestito del funzionario di corte).
Il Chol lik (l'abito del funzionario di corte) |
Nella teca di fronte due Jangbangbae (scudi) e sul muro un Deungbae (scudo di vimini).
Il Deungbae (lo scudo di vimini) |
Il Dousokrin Gabjou (l'armatura del comandante) |
Degli oggetti per gli ufficiali |
Quindi dei documenti, attestanti l’avvenuto licenziamento di Yo Jungyeong, un Byeongmauhu (un ufficiale militare) durante la dinastia Joseon .
La seconda parte di questa sala è dedicata alle relazioni internazionale della Corea con i paesi esteri nel corso del XVIII e XIX secolo con l'esposizione di divise storiche delle nazioni; apre la Gran Bretagna, Spagna, Francia, Usa, Giappone, Cina, essendo assente la vetrina italiana, presumo che il nostro Paese non intrattenne rapporti all'epoca con la Corea.
In una nuova teca, è ricordato l'eroe An Chung Gun. (http://birdyz.xanga.com/332902332/item/). Nel 1905, la Corea divenne un protettorato giapponese e, nel 1910, fu annessa al Giappone, riconquistò l’agognata indipendenza alla fine della seconda guerra mondiale (www.instoria.it).
An Chung Gun era un insegnante e preside di scuola; fomentò lo spirito nazionalistico presso i suoi allievi, per affrancare la Corea dal dominio giapponese e, nel 1909, assassinò il primo governatore giapponese della Corea, Hiro Bumi Hito. Per questa causa, fu condannato a morte e giustiziato nel carcere di Yosun il 26 marzo 1910.
Chiude questa sala l’esposizione delle uniformi militari dell’Impero Taehan.
Seguo le indicazioni della guida, salendo una scala, che mi porta al secondo piano dell’edificio, dove entro nella sala dedicata alle Forze internazionali dell’ONU, che parteciparono alla Guerra di Corea.
Il 25 giugno 1950, la Corea del Nord attaccò di sorpresa la Corea del Sud; il segretario generale delle Nazioni Unite Trygve Lie (1896 – 1968), appena informato dell’attacco dal Dipartimento di Stato USA, dichiarò che si trattava di una palese violazione della Carta dell’ONU.
Convocò, il 27 giugno 1950 (due giorni dopo l’attacco della Corea del Nord) il Consiglio di Sicurezza ed intimò alla Corea del Nord di sospendere ogni azione militare, ritirandosi al di qua del 38° parallelo.
La Corea del Nord ignorò l’intimazione e l’ONU, in tutta risposta, inviò, per la prima volta nella sua storia, una forza multinazionale col compito di difendere la Corea del Sud e salvaguardare la pace nel mondo. Sotto la bandiera ONU, furono riunite truppe e personale medico di 21 Nazioni, che impegnarono 1.940.000 persone, di cui 37.000 caddero eroicamente.
Partecipò anche l'Italia con il 68° ospedale da campo della Croce rossa che fu operativo dal 16 novembre 1951 al 2 gennaio 1955. L'ospedale era composto da 128 uomini, che operarono le prime cure mediche alle forze Onu ed a quelle Corea del Sud, offrì cure e ristoro alle popolazioni ed assistenza medica agli ospedali coreani dopo la firma dell'armistizio (27 luglio 1953).
Lo stesso giorno, 27 giugno 1950, il Presidente degli Stati Uniti, Henry Truman, annuncia che gli Stati Uniti parteciperanno con uomini e mezzi alla Guerra di Corea.
I soldati Nordcoreani riuscirono a penetrare fino a Seul, occupandola; il generale Douglas MacArthur (http://it.wikipedia.org/wiki/Douglas_MacArthur) fu posto alla guida del Comando ONU.
La sagace offensiva delle Forze ONU riuscì a respingere i soldati della Corea del Nord fin quasi al confine con la Cina, che, sentitasi minacciata, entrò in guerra a fianco della Corea del Nord.
A questo punto, il Generale MacArthur, in disaccordo con il governo degli Stati Uniti, perorò l’allargamento della guerra, chiedendo di bombardare la Cina, usando armi nucleari. Il governo americano non era intenzionato ad allargare il conflitto, che avrebbe potuto coinvolgere anche l’URSS e decise di rimuovere dall’incarico il Generale MacArthur, sostituendolo con il Generale Matthew Ridgway.
Le uniformi militare dell'Impero Taehan |
Seguo le indicazioni della guida, salendo una scala, che mi porta al secondo piano dell’edificio, dove entro nella sala dedicata alle Forze internazionali dell’ONU, che parteciparono alla Guerra di Corea.
Il 25 giugno 1950, la Corea del Nord attaccò di sorpresa la Corea del Sud; il segretario generale delle Nazioni Unite Trygve Lie (1896 – 1968), appena informato dell’attacco dal Dipartimento di Stato USA, dichiarò che si trattava di una palese violazione della Carta dell’ONU.
Convocò, il 27 giugno 1950 (due giorni dopo l’attacco della Corea del Nord) il Consiglio di Sicurezza ed intimò alla Corea del Nord di sospendere ogni azione militare, ritirandosi al di qua del 38° parallelo.
La Corea del Nord ignorò l’intimazione e l’ONU, in tutta risposta, inviò, per la prima volta nella sua storia, una forza multinazionale col compito di difendere la Corea del Sud e salvaguardare la pace nel mondo. Sotto la bandiera ONU, furono riunite truppe e personale medico di 21 Nazioni, che impegnarono 1.940.000 persone, di cui 37.000 caddero eroicamente.
Partecipò anche l'Italia con il 68° ospedale da campo della Croce rossa che fu operativo dal 16 novembre 1951 al 2 gennaio 1955. L'ospedale era composto da 128 uomini, che operarono le prime cure mediche alle forze Onu ed a quelle Corea del Sud, offrì cure e ristoro alle popolazioni ed assistenza medica agli ospedali coreani dopo la firma dell'armistizio (27 luglio 1953).
Le divise italiane, indossate dagli uomini del 68° ospedale da campo della Croce Rossa |
Lo stesso giorno, 27 giugno 1950, il Presidente degli Stati Uniti, Henry Truman, annuncia che gli Stati Uniti parteciperanno con uomini e mezzi alla Guerra di Corea.
La sagace offensiva delle Forze ONU riuscì a respingere i soldati della Corea del Nord fin quasi al confine con la Cina, che, sentitasi minacciata, entrò in guerra a fianco della Corea del Nord.
A questo punto, il Generale MacArthur, in disaccordo con il governo degli Stati Uniti, perorò l’allargamento della guerra, chiedendo di bombardare la Cina, usando armi nucleari. Il governo americano non era intenzionato ad allargare il conflitto, che avrebbe potuto coinvolgere anche l’URSS e decise di rimuovere dall’incarico il Generale MacArthur, sostituendolo con il Generale Matthew Ridgway.
Sulla sinistra, una targa commemorativa ricorda tutti i militari ed il personale medico ONU, morti per la liberazione della Corea .
Dei preziosi documenti attraggono la mia attenzione e sono: la prima risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la dichiarazione del Presidente Truman, la seconda risoluzione ONU e terza ed ultima risoluzione.
Si entra in un nuovo padiglione, che illustra la vita in tempo di guerra. Scrittori, pittori, musicisti trasposero i loro ruoli sui vari fronti di guerra, alleviando, così, le sofferenze ed i dolori dei soldati.
L’economia della Corea del Sud fu paralizzata per l’intero periodo del conflitto. La popolazione soffrì enormemente per la mancanza di beni di prima necessità, che furono inviati dagli USA quotidianamente. Le attività commerciali si svolgevano sulle strade e le popolazioni barattavano tutto ciò che era vendibile in cambio di merci, di cui avevano bisogno.
Anche durante la guerra, la scuola ebbe la priorità tra le preoccupazioni del popolo coreano. Infatti, i genitori erano disposti a pagare qualsiasi prezzo, perché i loro figli potessero ricevere un’educazione di qualità. Gli scolari sapevano che solo l’istruzione, la conoscenza e lo studio potevano liberarli un giorno dalla povertà.
La Guerra di Corea ha lasciato la nazione in rovina. La popolazione perse le proprie case, i profughi, costretti ad abbandonare la città natale, avevano urgente bisogno di rifugi, per mettersi al riparo anche dalle avverse condizioni climatiche. Furono, allora, costruiti dei rifugi di fortuna con del materiale d’imballaggio, lattine e paglia.
Furono circa 100.000 gli uomini formanti l’esercito sudcoreano; le persone anziane non furono inviate al fronte; i loro compiti furono quelli di provvedere all’invio di vettovaglie e materiale alle prime linee, provvedevano ad inviare i soldati feriti ai vari ospedali da campo.
La guerra ridusse alla miseria nera tutto il popolo sudcoreano, che si nutriva con della farina di riso, cavoli e foglie secche e con un brodo composto anche dalla corteccia degli alberi. Nei mercati rionali, degli ossuti ragazzini vendevano sigarette, chiedevano l’elemosina; le ragazze vendevano del carbone.
Molto toccante la scena, che presenta l’immagine di una donna piangente, che ha appena ricevuto la notizia della morte in guerra del marito.
Anche molto suggestiva la scena di un mercato all’epoca della guerra, resa, ancora più vera, dalla diffusione di un sonoro, in cui è registrata la tipica atmosfera.
Esco dalla sala, attraverso l'ampio corridoio, passo davanti all'ingresso del museo ed arrivo nella sala dedicata alle forze armate coreane.
La targa commemoriativa, che ricorda
gli uomini della Forza multinazionale dell'ONU,
che caddero durante la guerra di Corea.
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La prima risoluzione del Comsiglio di Sicurezza dell'ONU |
La dichirazione del Presidente degli USA Henry Truman. |
La seconda dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU |
La terza ed ultima dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU |
Teca dedicata all'arte al tempo della guerra di Corea |
L’economia della Corea del Sud fu paralizzata per l’intero periodo del conflitto. La popolazione soffrì enormemente per la mancanza di beni di prima necessità, che furono inviati dagli USA quotidianamente. Le attività commerciali si svolgevano sulle strade e le popolazioni barattavano tutto ciò che era vendibile in cambio di merci, di cui avevano bisogno.
La teca dedicata all'economia al tempo della Guerra di Corea. |
Anche durante la guerra, la scuola ebbe la priorità tra le preoccupazioni del popolo coreano. Infatti, i genitori erano disposti a pagare qualsiasi prezzo, perché i loro figli potessero ricevere un’educazione di qualità. Gli scolari sapevano che solo l’istruzione, la conoscenza e lo studio potevano liberarli un giorno dalla povertà.
Teca dedicata allo studio al tempo della Guerra di Corea |
La Guerra di Corea ha lasciato la nazione in rovina. La popolazione perse le proprie case, i profughi, costretti ad abbandonare la città natale, avevano urgente bisogno di rifugi, per mettersi al riparo anche dalle avverse condizioni climatiche. Furono, allora, costruiti dei rifugi di fortuna con del materiale d’imballaggio, lattine e paglia.
Furono circa 100.000 gli uomini formanti l’esercito sudcoreano; le persone anziane non furono inviate al fronte; i loro compiti furono quelli di provvedere all’invio di vettovaglie e materiale alle prime linee, provvedevano ad inviare i soldati feriti ai vari ospedali da campo.
La guerra ridusse alla miseria nera tutto il popolo sudcoreano, che si nutriva con della farina di riso, cavoli e foglie secche e con un brodo composto anche dalla corteccia degli alberi. Nei mercati rionali, degli ossuti ragazzini vendevano sigarette, chiedevano l’elemosina; le ragazze vendevano del carbone.
Molto toccante la scena, che presenta l’immagine di una donna piangente, che ha appena ricevuto la notizia della morte in guerra del marito.
Una donna riceve la notizia della morte del marito, caduto in guerra. |
La scena di un mercato al tempo della guerra di Corea |
Esco dalla sala, attraverso l'ampio corridoio, passo davanti all'ingresso del museo ed arrivo nella sala dedicata alle forze armate coreane.
Il corridoio |
L'ingresso del Museo visto dall'alto |
Una riproduzione della jungla vietnamita |
La Repubblica di Corea partecipò, insieme ad altre 8 nazioni, al contingente internazionale, che difese la libertà in Vietnam dal Comunismo; essendo, in precedenza, il Vietnam intervenuto durante la Guerra di Corea a difesa della Corea del Sud.
Sono illustrati, su pannelli colorati, tutte le azioni di guerra, in cui furono coinvolte le truppe sudcoreane. Molte le fotografie di soldati caduti e tante le armi esposte. Nella parte finale di quest'ala le partecipazioni alle missioni di pace sotto l'egida dell'Onu: Somalia, Georgia, India e Pakistan, Angola, Timor est, Afghanistan, Iraq e Libano.
E’ presentata anche l’evoluzione dell’esercito sudcoreano, dalla fine della Guerra di Corea fino ai giorni nostri.
Un’altra ala merita un poco di attenzione, perché sono raccolte tutte le incursioni, operate dalla Corea del Nord, in territorio sudcoreano a cominciare dal 21 Gennaio 1968, quando un commando Nordcoreano tentò d’infiltrarsi nella residenza del Primo ministro (la “Casa Blu”), per assassinarlo.
Le divise, indossate dai soldati sudcoreai durante la partecipazione alla guerra del Vietnam |
E’ presentata anche l’evoluzione dell’esercito sudcoreano, dalla fine della Guerra di Corea fino ai giorni nostri.
Un’altra ala merita un poco di attenzione, perché sono raccolte tutte le incursioni, operate dalla Corea del Nord, in territorio sudcoreano a cominciare dal 21 Gennaio 1968, quando un commando Nordcoreano tentò d’infiltrarsi nella residenza del Primo ministro (la “Casa Blu”), per assassinarlo.
L’operazione fallì e fu catturato vivo un uomo del Commando, mentre furono uccisi i rimanenti 26 membri durante una massiccia caccia all’uomo, condotta dall’esercito e dalle forze di polizia. L’ultima provocazione è il bombardamento dell’isola di Yeonpyeong, operato dalla Corea del Nord il 23 novembre 2010.
Ancora una vasta esposizione di armi e la riproduzione del comando della nave King Sejong the great.
Una sala dedicata all'aviazione con aereo, elicottero e paracadutista attaccati al soffitto e sospesi in aria.
Insomma una visita, che invita a riflettere ed a cercare le motivazioni (introvabili) di così tanti lutti inutili ed inutili sofferenze. Forse la guerra è l'effetto del silenzio della ragione, della perdita d'identità spirituale dell'uomo, del suo asservimento ad una fallace e demoniaca ideologia e culto della sopraffazione e dell'ingerenza. E’ un invito davvero a riflettere su quella stupida cosa che si chiama guerra.
Una speranza
Su un angolo, distante dall’ingresso del Museo, ma sempre nell’area museale, mi era sfuggito un importantissimo monumento: è “La statua dei Fratelli”.
Ancora una vasta esposizione di armi e la riproduzione del comando della nave King Sejong the great.
La riproduzione della sala comandi della nave Kin Sejong the great |
Una sala dedicata all'aviazione con aereo, elicottero e paracadutista attaccati al soffitto e sospesi in aria.
La sala dedicata all'aviazione militare |
Insomma una visita, che invita a riflettere ed a cercare le motivazioni (introvabili) di così tanti lutti inutili ed inutili sofferenze. Forse la guerra è l'effetto del silenzio della ragione, della perdita d'identità spirituale dell'uomo, del suo asservimento ad una fallace e demoniaca ideologia e culto della sopraffazione e dell'ingerenza. E’ un invito davvero a riflettere su quella stupida cosa che si chiama guerra.
Una speranza
Su un angolo, distante dall’ingresso del Museo, ma sempre nell’area museale, mi era sfuggito un importantissimo monumento: è “La statua dei Fratelli”.
Descrive l’incontro tra due fratelli soldati; il fratello maggiore è un ufficiale dell’esercito sudcoreano, il fratello minore, invece, è un soldato semplice dell’esercito nordcoreano, che s’incontrano sul campo di battaglia e, riconosciutisi, si riconciliano, si amano e si perdonano.
Sotto i loro piedi, una tomba a forma di cupola, divisa a metà (come la Corea), che raccoglie le spoglie dei caduti delle due Coree, un mosaico murale, che esprime lo spirito del popolo coreano, per superare la tragedia nazionale ed una mappa, dove sono indicate le 21 nazioni inviate dall’ONU per la guerra di Corea. Infine, la catena di ferro, posta sul soffitto, indica l’ineluttabilità di riunire la Corea.
Un orologio fermo, invece, inizierà a funzionare nell’ora esatta, in cui la Corea sarà riunificata.
P.S. Le notizie sono state tratte dalla guida, in lingua inglese, che viene consegnata all'ingresso nel Museo.
Sotto i loro piedi, una tomba a forma di cupola, divisa a metà (come la Corea), che raccoglie le spoglie dei caduti delle due Coree, un mosaico murale, che esprime lo spirito del popolo coreano, per superare la tragedia nazionale ed una mappa, dove sono indicate le 21 nazioni inviate dall’ONU per la guerra di Corea. Infine, la catena di ferro, posta sul soffitto, indica l’ineluttabilità di riunire la Corea.
Il monumento "La statua dei fratelli" |
Un orologio fermo, invece, inizierà a funzionare nell’ora esatta, in cui la Corea sarà riunificata.
L'orologio che attende l'ora esatta, in cui la Corea sarà riunificata. |
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