Dall'uscita 1 della fermata Express Bus Terminal, dove convogliano ben tre linee metropolitane (la linea 3, 7, 9), la passeggiata non è troppo lunga, per arrivare alla Floating Island.
In Italia, vidi uno special su quest'isola, che è stata costruita recentemente e mi ripromisi di visitarla personalmente, quando mi sarei trasferito sulla penisola coreana. Oggi posso manter fede alla promessa fatta ed, avendo un po' di tempo a disposizione, mi recherò colà.
Appena scendo alla fermata Express Bus Terminal, rimango esterrefatto (da occidentale) alla scena, alla quale assisto: sulla banchina di fronte, un esercito di passeggeri rigorosamente in fila uno dietro l’altro in attesa della metro!
E’ la prima volta che assisto ad una scena del genere; non c’è un servizio d’ordine, non ci sono super equiparaggiati poliziotti, non ci sono le forze speciali della Nato, per mantenere l’ordine: tutti sono in fila. Incredibile!
La scena cambia totalmente dopo il tornello, perché la fermata ospita un mercato multipiano e qui la confusione è davvero tanta, poiché s’intrecciano passeggeri e clienti in un movimento per e dalla metro e da e per le uscite.
Il mercato ovviamente è in piena attività lavorativa: ci sono tantissimi negozi di vestiti, di scarpe, ma anche di telefonia mobile e profumerie, sulla cui soglia delle ragazze, vestite con il logo della marca, quasi prendono per mano i clienti, onde condurli all’interno del proprio negozio, donando loro un simpatico cestino, contenente generalmente delle salviettine. Qualcuna prova ad introdurmi, mi sorride, io ringrazio e tiro avanti per la mia strada.
Il transito è a volte bloccato dai clienti dei negozi, che espongono la loro merce, a volte, anche al di fuori dell’esercizio commerciale, forse per catturare maggiormente l’attenzione di chi passa. La gente, a volte, si ferma e provoca dei vistosi rallentamenti. Dal momento che i prezzi sono buoni, forse, qualcuno spera di fare qualche affare, acquistando della buona merce a buon prezzo.
Quando anch’io sono costretto a rallentare il passo, do un’occhiata ai vestiti, alle scarpe ed a tutto quello che ho vicino; incrocio lo sguardo di qualche venditore, che m’invita ad entrare, rivolgendomi la frase di rito: “Benvenuto Cliente!”.
Lo diranno, forse, cento o mille volte al giorno a tutti quelli che passano lì, davanti ai loro occhi.
Noto che tutti i commessi sono molto giovani, vestiti bene, le ragazze, alcune, indossano delle magnifiche e coloratissime divise (come quelle, dicevo poco fa, delle profumerie); non vedo dipendenti “maturi”. Quasi tutti – direi – universitari, che, forse, necessitano di qualche soldo in tasca.
Questa improvvisa ondata di voci, di colori mi piace; esce un po’ dalla forma quasi stereotipata di questa società, che, nelle manifestazioni pubbliche, preferisce parlar piano, quasi accarezzando le orecchie dell’interlocutore, dialoga con l’eterno sorriso, che deve accompagnare ogni atto pubblico (e forse privato). In questo mercato, questo rito è quasi interrotto, oserei dire “dissacrato” da un chiacchiericcio scomposto e, quindi, per nulla conforme all’ “ideale” di società coreana.
Uscito dalla metro, vengo preso da un attacco di panico!
Infatti, non vedo alcuna indicazione per l’isola. Oltretutto mi trovo su un enorme marciapiede, che costeggia un'arteria cittadina di 5 corsie per carreggiata, che diventano 6 con la corsia riservata agli autobus, marcata da una linea blu. La preoccupazione diventa quasi un’inarrestabile tachicardia!
Eppure le indicazioni erano giuste, ho, per questo, più volte, controllato la mappa.
Non solo, ho visto anche il sito web dell’isola, che, guarda caso, suggerisce l’identico percorso da me fin qui fatto. Eppure, improvvisamente mi trovo circondato dal solito traffico alla mia sinistra e da spaventosi grattacieli alla mia destra.
Non vorrei che domani si leggesse sui quotidiani: "Ritrovato cittadino italiano, disperso a Seul nel cuore della notte. Era in completo stato di delirio ed andava alla vana ricerca dell'isola perduta". Sarebbe davvero un bel guaio.
Una speranza si accende, proprio laggiù dove quei grattacieli sembra che si divertano a solleticare il cielo. C’è un mega centro commerciale:
“Potrei entrare, andare verso l’ufficio informazioni e magari chiedere un aiuto. Perché no?” .
Procedo verso la mia ancora di salvezza (forse) e, proprio nei pressi dell’ingresso, noto una pattuglia di ragazzi e ragazze, tutti vestiti nello stesso modo, che distribuiscono dei ventagli sponsorizzati da una nota industria di costruzioni.
Un ragazzo si avvicina e mi consegna un ventaglio. Lo ringrazio sentitamente, perché, con questo caldo, è un prezioso strumento. Oltre tutto, il vento oggi è sceso in sciopero e non ne vuol sapere di tornare a lavorare (almeno fino adesso).
Prendo il ventaglio e mi dirigo verso il centro informazioni, anzi…vorrei, ma non riesco a trovarlo: infatti, vedo davanti a me un mare infinito di stand, posti dal centro verso i lati del largo edificio, animato da graziosissime fanciulle, che intrattengono clienti, mostrando loro prodotti di make up.
Percorro l’intero perimetro, evitando di avvicinami troppo agli stand, per non incappare in qualche gentile sorriso, che cercherà d’introdurmi nel magico mondo dei profumi e delle creme.
Vedo una signora; avrà una cinquantina d’anni e non penso che parlerà inglese, però…provo, cercherò di farmi capire all’italiana cioè attraverso i gesti. Mi fermo un attimo.
“I gesti? E come faccio a farle capire che sto cercando un’isola? Come posso mimare un’isola?
Che faccio muovo le braccia a stile libero? I clienti, vedendomi, che penseranno?
Potrei finire i miei giorni all’interno di una costruzione bianca, dove ci sono tante stanze bianche senza spigoli, dove ti fanno delle punture per farti riposare tranquillamente e se ti arrabbi, magari, di mettono una bella camicia che t’impedisce il movimento.
No; questa volta i gesti all’italiana non servono, almeno, in questo Paese" (dove non si deve mai gesticolare, perché sintomo di maleducazione).
Riprendo a camminare, mentre la signora inizia a guardarmi.
“Avrà capito, forse, qualcosa? Ecco, prende un telefono; sta telefonando o fa finta di telefonare? Beh, io vado.
Idea meravigliosa! Se le farò vedere il sito internet della Floating island, forse capirà dove voglio andare.
Si buona, anzi ottima soluzione, il sito web in lingua coreana, ovviamente”.
Mi avvicino, quando la signora smette di telefonare e la saluto in coreano.
La signora inizia a guardarmi male: penserà:
“Cosa vuole da me questo straniero?!?”.
Le faccio vedere il telefonino, dove c’è la pagina internet dell’isola. Lei mi sorride e con larghi gesti delle mani m’indica di andare in una certa direzione.
Ma come? Mi ha risposto all’italiana? Con i gesti?
Mi hanno sempre chiesto anzi ordinato di non gesticolare e questa signora, che non parla inglese, non parla italiano, sa perfettamente “parlare” la seconda lingua, che parlano gli italiani, che, quando non sanno farsi comprendere, allora usano i gesti?
E’ proprio al fine del mondo!
Ringrazio la gentile signora, la saluto e vado nella direzione da lei indicata. Effettivamente trovo il centro informazioni proprio nel centro dell’edifico, nascosto dagli stand.
Finalmente, qui si parla inglese!
Chiedo, ad una ragazza, in quale direzione procedere, per raggiungere Floating Island. In tutta risposta, la ragazza apre un cassetto e da un blocco di carta stacca un foglietto, dove è disegnata una mappa, spiegandomi, poi, a parole, il percorso.
Chissà quante persone, prima di me, le avranno chiesto la stessa informazione. Brava!
La mappa funziona più di mille parole. In effetti, la strada da percorrere non è poi così lunga.
Uscendo dal centro commerciale, utilizzo un sottopassaggio pedonale, ripiombando per qualche minuto, in un altro vociante mercato. Questa volta i passi son davvero pochi, prima di risalire. Uscendo, costeggio un traffico sempre più presente e cammino su un vialetto alberato, che non rende più necessario l’azione del ventaglio, che posso riporre nella borsa, che ho sempre con me.
Arrivato ad un ponte, alla mia sinistra vedo delle strutture galleggiante: tre grandi edifici, che si trovano a pochi passi dalla riva del fiume.
Un ulteriore sottopassaggio mi condurrà colà.
Sembra davvero di stare in un'altra zona di Seul.
E’ vero che alle mie spalle, si vedono tante automobili, ma il rumore qui arriva davvero molto piano. Sul bordo del fiume, ci sono tante panchine con dei parasole; dei pericolosissimi ciclisti sono seduti a riposare. Indossano ancora il casco e quella speciale tuta, che li rende un po’ marzianoidi.
Poco più in là, due fidanzati si guardano negli occhi, sussurrandosi chissà quante promesse, che, probabilmente, qualcuno non manterrà, ma, per il momento, va bene così; è bello vedere delle persone sognare.
La mia attenzione è
catturata da un nugolo di bambini in bici; mi hanno distratto le loro voci acute, alcuni ridono tra loro, le voci si accavallano, alcuni addirittura gridano poi, un poco alla volta, le loro voci diventano sempre più flebili, finché, con la coda dell’occhio, li vedo che si allontanano ed il silenzio torna protagonista di questa felice isola.
Sul bel prato, estremamente curato, delle persone hanno tirato su delle tende trasparenti e cercano, così, di trovar un poco di frescura; un bambino piccolissimo fugge da una delle tende, rincorso dalla mamma.
Anch’io sono seduto su una panchina; il rumore del traffico arriva soffocato, lontano, ovattato.
Io, qui, davanti a questo fiume, dove il silenzio sembra dominare su questo spicchio di verde nel cuore di Seul.
Faccio silenzio in me, mentre i due innamorati continuano a ripetere reciprocamente di amarsi per l’eternità.
.
In Italia, vidi uno special su quest'isola, che è stata costruita recentemente e mi ripromisi di visitarla personalmente, quando mi sarei trasferito sulla penisola coreana. Oggi posso manter fede alla promessa fatta ed, avendo un po' di tempo a disposizione, mi recherò colà.
Appena scendo alla fermata Express Bus Terminal, rimango esterrefatto (da occidentale) alla scena, alla quale assisto: sulla banchina di fronte, un esercito di passeggeri rigorosamente in fila uno dietro l’altro in attesa della metro!
E’ la prima volta che assisto ad una scena del genere; non c’è un servizio d’ordine, non ci sono super equiparaggiati poliziotti, non ci sono le forze speciali della Nato, per mantenere l’ordine: tutti sono in fila. Incredibile!
La scena cambia totalmente dopo il tornello, perché la fermata ospita un mercato multipiano e qui la confusione è davvero tanta, poiché s’intrecciano passeggeri e clienti in un movimento per e dalla metro e da e per le uscite.
Il mercato ovviamente è in piena attività lavorativa: ci sono tantissimi negozi di vestiti, di scarpe, ma anche di telefonia mobile e profumerie, sulla cui soglia delle ragazze, vestite con il logo della marca, quasi prendono per mano i clienti, onde condurli all’interno del proprio negozio, donando loro un simpatico cestino, contenente generalmente delle salviettine. Qualcuna prova ad introdurmi, mi sorride, io ringrazio e tiro avanti per la mia strada.
Il transito è a volte bloccato dai clienti dei negozi, che espongono la loro merce, a volte, anche al di fuori dell’esercizio commerciale, forse per catturare maggiormente l’attenzione di chi passa. La gente, a volte, si ferma e provoca dei vistosi rallentamenti. Dal momento che i prezzi sono buoni, forse, qualcuno spera di fare qualche affare, acquistando della buona merce a buon prezzo.
Quando anch’io sono costretto a rallentare il passo, do un’occhiata ai vestiti, alle scarpe ed a tutto quello che ho vicino; incrocio lo sguardo di qualche venditore, che m’invita ad entrare, rivolgendomi la frase di rito: “Benvenuto Cliente!”.
Lo diranno, forse, cento o mille volte al giorno a tutti quelli che passano lì, davanti ai loro occhi.
Noto che tutti i commessi sono molto giovani, vestiti bene, le ragazze, alcune, indossano delle magnifiche e coloratissime divise (come quelle, dicevo poco fa, delle profumerie); non vedo dipendenti “maturi”. Quasi tutti – direi – universitari, che, forse, necessitano di qualche soldo in tasca.
Questa improvvisa ondata di voci, di colori mi piace; esce un po’ dalla forma quasi stereotipata di questa società, che, nelle manifestazioni pubbliche, preferisce parlar piano, quasi accarezzando le orecchie dell’interlocutore, dialoga con l’eterno sorriso, che deve accompagnare ogni atto pubblico (e forse privato). In questo mercato, questo rito è quasi interrotto, oserei dire “dissacrato” da un chiacchiericcio scomposto e, quindi, per nulla conforme all’ “ideale” di società coreana.
Uscito dalla metro, vengo preso da un attacco di panico!
Infatti, non vedo alcuna indicazione per l’isola. Oltretutto mi trovo su un enorme marciapiede, che costeggia un'arteria cittadina di 5 corsie per carreggiata, che diventano 6 con la corsia riservata agli autobus, marcata da una linea blu. La preoccupazione diventa quasi un’inarrestabile tachicardia!
Eppure le indicazioni erano giuste, ho, per questo, più volte, controllato la mappa.
Non solo, ho visto anche il sito web dell’isola, che, guarda caso, suggerisce l’identico percorso da me fin qui fatto. Eppure, improvvisamente mi trovo circondato dal solito traffico alla mia sinistra e da spaventosi grattacieli alla mia destra.
Non vorrei che domani si leggesse sui quotidiani: "Ritrovato cittadino italiano, disperso a Seul nel cuore della notte. Era in completo stato di delirio ed andava alla vana ricerca dell'isola perduta". Sarebbe davvero un bel guaio.
Una speranza si accende, proprio laggiù dove quei grattacieli sembra che si divertano a solleticare il cielo. C’è un mega centro commerciale:
Il centro commerciale Shinsegae, dove ho chiesto informazioni. |
Procedo verso la mia ancora di salvezza (forse) e, proprio nei pressi dell’ingresso, noto una pattuglia di ragazzi e ragazze, tutti vestiti nello stesso modo, che distribuiscono dei ventagli sponsorizzati da una nota industria di costruzioni.
Il ventaglio |
Prendo il ventaglio e mi dirigo verso il centro informazioni, anzi…vorrei, ma non riesco a trovarlo: infatti, vedo davanti a me un mare infinito di stand, posti dal centro verso i lati del largo edificio, animato da graziosissime fanciulle, che intrattengono clienti, mostrando loro prodotti di make up.
Percorro l’intero perimetro, evitando di avvicinami troppo agli stand, per non incappare in qualche gentile sorriso, che cercherà d’introdurmi nel magico mondo dei profumi e delle creme.
Vedo una signora; avrà una cinquantina d’anni e non penso che parlerà inglese, però…provo, cercherò di farmi capire all’italiana cioè attraverso i gesti. Mi fermo un attimo.
“I gesti? E come faccio a farle capire che sto cercando un’isola? Come posso mimare un’isola?
Che faccio muovo le braccia a stile libero? I clienti, vedendomi, che penseranno?
Potrei finire i miei giorni all’interno di una costruzione bianca, dove ci sono tante stanze bianche senza spigoli, dove ti fanno delle punture per farti riposare tranquillamente e se ti arrabbi, magari, di mettono una bella camicia che t’impedisce il movimento.
No; questa volta i gesti all’italiana non servono, almeno, in questo Paese" (dove non si deve mai gesticolare, perché sintomo di maleducazione).
Riprendo a camminare, mentre la signora inizia a guardarmi.
“Avrà capito, forse, qualcosa? Ecco, prende un telefono; sta telefonando o fa finta di telefonare? Beh, io vado.
Idea meravigliosa! Se le farò vedere il sito internet della Floating island, forse capirà dove voglio andare.
Si buona, anzi ottima soluzione, il sito web in lingua coreana, ovviamente”.
Mi avvicino, quando la signora smette di telefonare e la saluto in coreano.
La signora inizia a guardarmi male: penserà:
“Cosa vuole da me questo straniero?!?”.
Le faccio vedere il telefonino, dove c’è la pagina internet dell’isola. Lei mi sorride e con larghi gesti delle mani m’indica di andare in una certa direzione.
Ma come? Mi ha risposto all’italiana? Con i gesti?
Mi hanno sempre chiesto anzi ordinato di non gesticolare e questa signora, che non parla inglese, non parla italiano, sa perfettamente “parlare” la seconda lingua, che parlano gli italiani, che, quando non sanno farsi comprendere, allora usano i gesti?
E’ proprio al fine del mondo!
Ringrazio la gentile signora, la saluto e vado nella direzione da lei indicata. Effettivamente trovo il centro informazioni proprio nel centro dell’edifico, nascosto dagli stand.
Finalmente, qui si parla inglese!
Chiedo, ad una ragazza, in quale direzione procedere, per raggiungere Floating Island. In tutta risposta, la ragazza apre un cassetto e da un blocco di carta stacca un foglietto, dove è disegnata una mappa, spiegandomi, poi, a parole, il percorso.
La mappa per l'isola |
La mappa funziona più di mille parole. In effetti, la strada da percorrere non è poi così lunga.
Uscendo dal centro commerciale, utilizzo un sottopassaggio pedonale, ripiombando per qualche minuto, in un altro vociante mercato. Questa volta i passi son davvero pochi, prima di risalire. Uscendo, costeggio un traffico sempre più presente e cammino su un vialetto alberato, che non rende più necessario l’azione del ventaglio, che posso riporre nella borsa, che ho sempre con me.
Il traffico!!!! |
Il ponte, sul quale sono passato |
Floating island |
Sembra davvero di stare in un'altra zona di Seul.
E’ vero che alle mie spalle, si vedono tante automobili, ma il rumore qui arriva davvero molto piano. Sul bordo del fiume, ci sono tante panchine con dei parasole; dei pericolosissimi ciclisti sono seduti a riposare. Indossano ancora il casco e quella speciale tuta, che li rende un po’ marzianoidi.
Poco più in là, due fidanzati si guardano negli occhi, sussurrandosi chissà quante promesse, che, probabilmente, qualcuno non manterrà, ma, per il momento, va bene così; è bello vedere delle persone sognare.
La mia attenzione è
catturata da un nugolo di bambini in bici; mi hanno distratto le loro voci acute, alcuni ridono tra loro, le voci si accavallano, alcuni addirittura gridano poi, un poco alla volta, le loro voci diventano sempre più flebili, finché, con la coda dell’occhio, li vedo che si allontanano ed il silenzio torna protagonista di questa felice isola.
Sul bel prato, estremamente curato, delle persone hanno tirato su delle tende trasparenti e cercano, così, di trovar un poco di frescura; un bambino piccolissimo fugge da una delle tende, rincorso dalla mamma.
Le tende sul bellissimo prato. |
Io, qui, davanti a questo fiume, dove il silenzio sembra dominare su questo spicchio di verde nel cuore di Seul.
Faccio silenzio in me, mentre i due innamorati continuano a ripetere reciprocamente di amarsi per l’eternità.
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