Il centro Artsonje, fondato nel 1998, è un museo d'arte privato, che sostiene la corrente sperimentale dell'arte contemporanea. Anche se è, piuttosto, una realtà giovane, che ha appena celebrato il suo quinto anno di vita, le sue mostre internazionali di qualità sono stati oggetto di attenzione da parte di chi opera nel campo dell'arte e dal pubblico. Con un atteggiamento aperto, si attua la formula di sperimentare metodi espositivi: mostriamo l'arte da "qui e ora".
Il centro è alla ricerca di nuovi artisti, i quali si sono anche occupati di disegnare il parcheggio sotterraneo, hanno disegnato i murales del Bar, situato nella Hall. Il centro aiuta anche dei giovani artisti, proponendo loro uno spazio espositivo, cui poter esporre i lavori ed, allo stesso tempo, si propone di offrire uno stimolo realistico a chi ha intrapreso da poco la difficile strada dell’arte.
Un’ulteriore attività del Centro è quella d’introdurre degli artisti nazionali in gallerie internazionali e riviste d'arte internazionali.
Il Centro culturale, composto da quattro edifici multiplex annessi, compresi gli spazi espositivi, bar, ristorante, Artshop ed un piccolo teatro su sei piani d’altezza, è stato progettato dall'architetto Jong Sung Kim.
Al primo piano, c'è un ristorante, una caffetteria e un negozio d’arte, che offre un luogo di riposo per i visitatori. Il piccolo teatro situato al piano seminterrato (B1) è uno spazio multifunzionale, utilizzato per spettacoli, proiezioni cinematografiche, recital musicali e convegni.
Mi sono recato nella bella struttura museale, per vedere la “Personale” di una interessante artista coreano: Lee Bul. Lee Bul ha esposto i suoi lavori in diversi musei del mondo: Mori Art Museum di Tokyo, Foundation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, Museum of Contemporany Art di Sidney, MAC Galeries Contemporainex des Musées de Marseille, New Museum of Contemporary Art di New York. Nel 1999, ha ricevuto un premio per il suo personale contributo dato alla sezione “Korean Pavillion” durante la 48° Biennale di Venezia.
Al pian terreno, ho ritirato il biglietto e l’interessante guida, per recarmi al secondo piano.
All’ingresso, una signorina ha chiesto il biglietto d’ingresso e mi ha fatto accomodare all’interno…di una costruzione di specchi dal soffitto bassissimo. Insomma, la prima opera d’arte la si vive totalmente, poiché bisogna fisicamente introdursi all’interno, piegare molto la schiena, per evitare d’incornare il soffitto e, tenendo gli occhi ben aperti, si ha la propria immagine riflessa per un’infinità di volte. All’uscita del breve, originale ingresso, una sala molto grande con delle tende nere e due opere d’arte davvero, anch’esse, molto strane. Mi avvicino alla prima scultura (si dovrebbe chiamare come?): un labirinto di specchi con due ingressi.
Provo ad entrare dall’ingresso, che mi è più vicino. Specchi sopra la testa, davanti, dietro, ovunque. Gli specchi sono troppi, infatti non mi accorgo e vado addosso…a me stesso! Volevo dire, ad uno dei tanti specchi. L’ambiente è decisamente claustrofobico, perché oltretutto il passaggio è strettissimo e diventa imbarazzante la scena, quando incontro una ragazza, che mi viene incontro dalla parte opposta (almeno credo). Che faccio? Dove vado? Non posso, certo, urlare, mi prenderebbero per matto; oltretutto, se non parla inglese, come ci capiamo? Arriviamo ad un incrocio, ci sono due piccoli percorsi; mi fermo, in attesa che lei scelga il percorso migliore: passo da ottimo cavaliere! La ragazza gira alla sua sinistra, io a destra. Proseguo, alla ricerca della via d’uscita; ogni tanto cerco il “filo”, che qualche “Arianna” da Seul ha lasciato da qualche parte, ma non ce n’è traccia. Faccio attenzione a non scontrarmi e finalmente l’uscita! Ce l’ho fatta, senza neanche l’aiuto del “filo”, che bravo che sono! La delusione è fortissima, quando esco, perché mi accorgo di essere uscito dall’ingresso, cui ero entrato. Lascio stare il labirinto, non è per me. Di fronte, un’altra costruzione, ma meno pericolosa del labirinto. All’esterno del materiale plastificato riproduce il disegno della roccia, all’interno invece ancora porzioni di specchi attaccati alla parete.
Vado al terzo piano e, dopo aver mostrato il biglietto, entro, anche qui, in uno spazio espositivo molto grande. Alla mia destra, la riproduzione di cani di diversi materiali come stoffa, carta, legno… Tutti hanno il corpo arcuato, gli occhi verso terra, forse, in cerca di qualcosa?
Quindi, la riproduzione in plastica di sagome di pesci dalle dimensioni enormi. Nel terzo spazio, osservo plastici di cantieri ancora non ben definiti nella forma. Sulla parete opposta, tanti quadri con figure geometriche, forse, avveniristiche? Nell'ultimo spazio la riproduzione del corpo umano. L’autore sembra che abbia aperto con le proprie mani la cassa toracica, per vedere, con la curiosità dello scienziato e dell’artista, di cosa è composto all’interno il corpo umano. Tantissimi giovani incuriositi ed interessati gremivano il museo. E’ arte? Solo i posteri potranno con sicurezza saperlo.
Il centro è alla ricerca di nuovi artisti, i quali si sono anche occupati di disegnare il parcheggio sotterraneo, hanno disegnato i murales del Bar, situato nella Hall. Il centro aiuta anche dei giovani artisti, proponendo loro uno spazio espositivo, cui poter esporre i lavori ed, allo stesso tempo, si propone di offrire uno stimolo realistico a chi ha intrapreso da poco la difficile strada dell’arte.
Un’ulteriore attività del Centro è quella d’introdurre degli artisti nazionali in gallerie internazionali e riviste d'arte internazionali.
Il Centro culturale, composto da quattro edifici multiplex annessi, compresi gli spazi espositivi, bar, ristorante, Artshop ed un piccolo teatro su sei piani d’altezza, è stato progettato dall'architetto Jong Sung Kim.
Al primo piano, c'è un ristorante, una caffetteria e un negozio d’arte, che offre un luogo di riposo per i visitatori. Il piccolo teatro situato al piano seminterrato (B1) è uno spazio multifunzionale, utilizzato per spettacoli, proiezioni cinematografiche, recital musicali e convegni.
Mi sono recato nella bella struttura museale, per vedere la “Personale” di una interessante artista coreano: Lee Bul. Lee Bul ha esposto i suoi lavori in diversi musei del mondo: Mori Art Museum di Tokyo, Foundation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, Museum of Contemporany Art di Sidney, MAC Galeries Contemporainex des Musées de Marseille, New Museum of Contemporary Art di New York. Nel 1999, ha ricevuto un premio per il suo personale contributo dato alla sezione “Korean Pavillion” durante la 48° Biennale di Venezia.
Al pian terreno, ho ritirato il biglietto e l’interessante guida, per recarmi al secondo piano.
All’ingresso, una signorina ha chiesto il biglietto d’ingresso e mi ha fatto accomodare all’interno…di una costruzione di specchi dal soffitto bassissimo. Insomma, la prima opera d’arte la si vive totalmente, poiché bisogna fisicamente introdursi all’interno, piegare molto la schiena, per evitare d’incornare il soffitto e, tenendo gli occhi ben aperti, si ha la propria immagine riflessa per un’infinità di volte. All’uscita del breve, originale ingresso, una sala molto grande con delle tende nere e due opere d’arte davvero, anch’esse, molto strane. Mi avvicino alla prima scultura (si dovrebbe chiamare come?): un labirinto di specchi con due ingressi.
Io all'interno del primo lavoro: il labirinto di specchi |
Il labirinto di specchi dall'esterno |
Il secondo lavoro |
Vado al terzo piano e, dopo aver mostrato il biglietto, entro, anche qui, in uno spazio espositivo molto grande. Alla mia destra, la riproduzione di cani di diversi materiali come stoffa, carta, legno… Tutti hanno il corpo arcuato, gli occhi verso terra, forse, in cerca di qualcosa?
Quindi, la riproduzione in plastica di sagome di pesci dalle dimensioni enormi. Nel terzo spazio, osservo plastici di cantieri ancora non ben definiti nella forma. Sulla parete opposta, tanti quadri con figure geometriche, forse, avveniristiche? Nell'ultimo spazio la riproduzione del corpo umano. L’autore sembra che abbia aperto con le proprie mani la cassa toracica, per vedere, con la curiosità dello scienziato e dell’artista, di cosa è composto all’interno il corpo umano. Tantissimi giovani incuriositi ed interessati gremivano il museo. E’ arte? Solo i posteri potranno con sicurezza saperlo.
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