Il mare piatto, senza una piccola increspatura sembra una tavola color azzurro, solcato, quasi all'orizzonte, da navi, che ora ferme, ora in discreto movimento ridisegnano nuovi paesaggi.
Quasi sotto la mia finestra, tre yacht ancorati con bandiera coreana: un vessillo a sfondo bianco, il tao rosso e blu nel centro ed i quattro elementi primordiali ai lati.
Quasi sotto la mia finestra, tre yacht ancorati con bandiera coreana: un vessillo a sfondo bianco, il tao rosso e blu nel centro ed i quattro elementi primordiali ai lati.
L'Expo, a quest'ora, è chiuso; vedo, piccole come formiche, le persone, che si muovono verso l'ingresso; sono i lavoratori, ai quali attende una lunga giornata sotto un sole accecante.
Ecco i primi pullman arrivare; si muovono lentamente all'interno del parcheggio, che si riempie un po' alla volta. Scendono tante persone, molte delle quali con il tipico ombrellino coprisole, che si dirigono verso l'ingresso in attesa dell'apertura.
Così il gigante apre gli occhi, ancora assonnati, sgranchisce le sue lunghe braccia verso il cielo ed osserva quante persone sono pronte, per essere abbracciate.
"Venite gente, venite! Per pochi won qui vedrete il futuro, che i nostri sapienti ingegneri stanno architettando dentro i loro iper tecnologici studi! Venite con fiducia, perché tutto un giorno vi apparterrà!".
E su quest'ultima frase, si aprono le porte dell'Expo 2012 ed i visitatori muovono gl'incerti passi verso il futuro.
Colazione ricca ed abbondante al ristorante Adria dell'hotel.
L'ingresso del ristorante Adria |
La sala del ristorante Adria |
La sala era piena di clienti, probabili visitatori dell'Expo; famiglie, coppie con bambini ed anche stranieri, tra cui delle deliziosissime bambine bionde, che attirano naturalmente l'attenzione dei presenti.
Poi, preparate le valigie, ho visitato l'isola di Odong, collegata a Yeosu attraverso un ponte.
Mi capita spesso che non ho problemi a chiudere la valigia prima di partire, quando si tratta di chiuderla, per il ritorno, faccio una fatica immane, pur non avendo comprato nulla di nuovo. Probabilmente, gli oggetti in viaggio lievitano naturalmente, aumentando di spessore.
Sul trenino vero l'isola di Odong. |
L' "imbarco per l'isola" |
Mi capita spesso che non ho problemi a chiudere la valigia prima di partire, quando si tratta di chiuderla, per il ritorno, faccio una fatica immane, pur non avendo comprato nulla di nuovo. Probabilmente, gli oggetti in viaggio lievitano naturalmente, aumentando di spessore.
Servendomi del trenino, che collega il porticciolo all'isola, sono arrivato in un largo spiazzo, da cui un sentiero alberato conduce all'Osservatorio, posto a 240 metri d'altezza.
Nonostante la ricca e variegata vegetazione, il caldo penetra, con i suoi sottili tentacoli, attraverso le fessure di questo verde soffitto.
Dal punto più alto dell'Osservatorio, ho scattato delle foto; fortunatamente questa sala è provvista di aria condizionata, autentico sollievo con questo caldo!
Lo spiazzo dell'isola Odong, in cui c'è l'ingresso per l'Osservatorio |
Nonostante la ricca e variegata vegetazione, il caldo penetra, con i suoi sottili tentacoli, attraverso le fessure di questo verde soffitto.
Dal punto più alto dell'Osservatorio, ho scattato delle foto; fortunatamente questa sala è provvista di aria condizionata, autentico sollievo con questo caldo!
L'ingresso dell'Osservatorio |
Io all'interno dell'osservatorio. |
La cittadella dell'Expo, forografata
dall'osservatorio dell'isola di Odong.
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Giochi d'acqua. |
Ecco il trenino, carico di passeggeri!
Attendiamo che scendano; un addetto impartisce ordini in dialetto coreano, che non capisco, (se parlasse in coreano letterale, non capirei niente lo stesso).
In questi casi, osservo il comportamento degli altri e mi adeguo, facendo finta di capire.
Il trenino procede lentamente, lasciandomi all'inizio del piccolo porto. Il tempo necessario, per ritirare la valigia, check out e sono pronto per il viaggio di ritorno.
Attendiamo che scendano; un addetto impartisce ordini in dialetto coreano, che non capisco, (se parlasse in coreano letterale, non capirei niente lo stesso).
In questi casi, osservo il comportamento degli altri e mi adeguo, facendo finta di capire.
Il trenino procede lentamente, lasciandomi all'inizio del piccolo porto. Il tempo necessario, per ritirare la valigia, check out e sono pronto per il viaggio di ritorno.
L'hotel MVL di Yeosu. |
Una foto con una gentile collaboratrice
dell'albergo, che indossa l'hanbok.
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Il traffico ordinato mi da l'arrivederci.
In questa città, non ci sono grattacieli e neanche enormi condomini. Le strade ben asfaltate a tre corsie sono incorniciate da piccoli edifici di due o tre piani; al piano terra, tanti negozi, che hanno sulla vetrina il logo dell'Expo.
Guidato dal navigatore di bordo, lascio Yeosu alle mie spalle, dirigendomi verso Suncheon (http://english.visitkorea.or.kr/enu/TR/TR_EN_5_5_10.jsp).
Guidato dal navigatore di bordo, lascio Yeosu alle mie spalle, dirigendomi verso Suncheon (http://english.visitkorea.or.kr/enu/TR/TR_EN_5_5_10.jsp).
Terminato il centro urbano, la carreggiata è di quattro corsie. Delle colline, ricche di un verde fitto ed intenso, fungono da involucro a questa valle, occupata solo da strade e da un ponte in fase di costruzione. Il traffico è composto, soprattutto, da camion.
Sparsa qua e là qualche casupola, affondante nel verde ed ancora strade e ponti appena abbozzati dalle forti dimensioni.
Ecco, sulla sinistra, il piccolo aeroporto di Yeosu ( http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.airport.co.kr/doc/yeosu_eng/), riservato per i voli locali; anche qui si tratta di un'architettura estremamente ardita con il logo dell'Expo sul punto più alto.
Sparsa qua e là qualche casupola, affondante nel verde ed ancora strade e ponti appena abbozzati dalle forti dimensioni.
Ecco, sulla sinistra, il piccolo aeroporto di Yeosu ( http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.airport.co.kr/doc/yeosu_eng/), riservato per i voli locali; anche qui si tratta di un'architettura estremamente ardita con il logo dell'Expo sul punto più alto.
Ancora sulla sinistra il distretto industriale di Yulchon, dopo il quale imbocco in direzione Gwanju (http://www.gwangjuguide.or.kr/).
La voce del navigatore di bordo mi fa compagnia.
Ho una sensazione di "illogica allegria", come cantava Giorgio Gaber, che vorrei tanto descrivere, ma le parole non traducono le emozioni, che rimangono, fino alla fine (purtroppo) proprietà di chi le vive.
Le gomme dell'automobile sembrano incollate al manto autostradale; un cartello avvisa che non si può superare la soglia dei 100 chilometri orari.
Le colline sono così vicine alla strada, al punto che, sporgendo la mano fuori dal finestrino, potrei quasi toccarle.
Passo su un ponte lunghissimo, incontro due gallerie ravvicinate; non converrà spegnere le luci.
La strada ora è in discesa, il navigatore mi avvisa della presenza di un autovelox, devo rallentare, scampata la multa, accelero nuovamente.
Passo lo svincolo per la città di Seongju; davanti a me una collinetta con la sporgenza sull'autostrada spelacchiata e poi tantissimo verde ed io solitario, punto quasi invisibile di questa bella vallata silenziosa.
Dopo una breve galleria, incontro delle automobili, che procedono nella mia stessa direzione; ancora un ponte, ancora tanta strada mi divide da casa. Interrompo la mia corsa, per una breve sosta ad un autogrill: un caffè e si riparte.
Le colline sono così vicine alla strada, al punto che, sporgendo la mano fuori dal finestrino, potrei quasi toccarle.
Passo su un ponte lunghissimo, incontro due gallerie ravvicinate; non converrà spegnere le luci.
La strada ora è in discesa, il navigatore mi avvisa della presenza di un autovelox, devo rallentare, scampata la multa, accelero nuovamente.
Passo lo svincolo per la città di Seongju; davanti a me una collinetta con la sporgenza sull'autostrada spelacchiata e poi tantissimo verde ed io solitario, punto quasi invisibile di questa bella vallata silenziosa.
Dopo una breve galleria, incontro delle automobili, che procedono nella mia stessa direzione; ancora un ponte, ancora tanta strada mi divide da casa. Interrompo la mia corsa, per una breve sosta ad un autogrill: un caffè e si riparte.
Prosegue il mio viaggio solitario, che sia l'unico a percorrere questa autostrada?
Sarà giusta la direzione per Seul?
Sia il navigatore che l'itinerario di Google Map m'indicano che mi trovo sulla strada per Seul.
Oh! Un camion con rimorchio. Mi sento meno solo!
Vorrei scambiare due chiacchiere con l'autista, ma, se parlasse in dialetto, come l'addetto del trenino di Yeosu, cosa potrei rispondere?
Meglio lasciar perdere e proseguire.
Sarà giusta la direzione per Seul?
Sia il navigatore che l'itinerario di Google Map m'indicano che mi trovo sulla strada per Seul.
Oh! Un camion con rimorchio. Mi sento meno solo!
Vorrei scambiare due chiacchiere con l'autista, ma, se parlasse in dialetto, come l'addetto del trenino di Yeosu, cosa potrei rispondere?
Meglio lasciar perdere e proseguire.
La macchina perde velocità; la strada è in salita, al termine della quale lo svincolo per la città di Jeonju (http://english.visitkorea.or.kr/enu/SI/SI_EN_3_6.jsp?cid=256284), proseguo in direzione Gwangju.
Coltivazioni di riso, alla mia destra, ed ecco, in fondo, degli enormi condomini di venti e forse più piani mi avvisano di essere arrivato nella città di Gwangju, che si sviluppa, al mio passaggio, alla mia destra.
Prossima meta Jeonju.
Il paesaggio è decisamente cambiato: una fila ininterrotta di condomini hanno sostituito le colline di poco fa. Con mia grande sorpresa, i caseggiati lentamente, in prossimità del casello autostradale, lasciano il posto ad una natura forte e selvaggia, che si riappropria della scena.
Il paesaggio è decisamente cambiato: una fila ininterrotta di condomini hanno sostituito le colline di poco fa. Con mia grande sorpresa, i caseggiati lentamente, in prossimità del casello autostradale, lasciano il posto ad una natura forte e selvaggia, che si riappropria della scena.
Il pagamento dell'autostrada è organizzato in modo diverso, rispetto a noi. Mentre in Italia, si paga una volta all'uscita, in Corea il pagamento è frazionato in più passaggi.
Passo sotto cinque ponti tra loro intersecati; una chiesa abbraccia, idealmente, il piccolo villaggio sottostante.
Mancano 67 cholometri alla città di Jeonju e circa 300 a Seul.
Uscendo dal Wondeok tunnel, ritrovo le belle colline, che occupano, maggiormente, questa zona della Corea. Sono davvero lontani i grattacieli, le metropolitane e la vita frenetica della capitale.
Mancano 67 cholometri alla città di Jeonju e circa 300 a Seul.
Uscendo dal Wondeok tunnel, ritrovo le belle colline, che occupano, maggiormente, questa zona della Corea. Sono davvero lontani i grattacieli, le metropolitane e la vita frenetica della capitale.
In prossimità di Gochang (http://english.visitkorea.or.kr/enu/SI/SI_EN_3_1_1_1.jsp?cid=264577), vedo i simboli di una forte urbanizzazione in ascesa, che, tra qualche anno, cambierà totalmente il volto di quest'incantevole angolo di paradiso.
Mi ritengo fortunato di averlo percorso intatto.
Il mio stomaco rumoreggia; ha ragione, sono le 13,30.
Tra 5 chilometri c'è un autogrill, ne approfitterò, per rifornire di carburante il mio corpo ed anche l'automobile!
Mi ritengo fortunato di averlo percorso intatto.
Il mio stomaco rumoreggia; ha ragione, sono le 13,30.
Tra 5 chilometri c'è un autogrill, ne approfitterò, per rifornire di carburante il mio corpo ed anche l'automobile!
All'interno dell'area di servizio, c'è Steff Hot dog (http://www.steffkorea.com/english/introduction.htm), per pochi euro posso mangiare un goloso hot dog ed una Sprite.
Ho ripreso la mia lunga marcia verso Seul.
Il traffico, forse avvicinandosi la capitale, s'intensifica, così come i centri urbani, che si sviluppano già in prossimità dell'autostrada.
Ecco lo svincolo per Bongdong, poi Cheonan (http://en.wikipedia.org/wiki/Cheonan), dove il navigatore m'indica di svoltare; ancora autostrada, ancora chilometri da macinare, mentre fuori il termometro tocca 35 gradi.
L'ingresso dell'autogrill |
Hot dog e Sprite. |
Ho ripreso la mia lunga marcia verso Seul.
Il traffico, forse avvicinandosi la capitale, s'intensifica, così come i centri urbani, che si sviluppano già in prossimità dell'autostrada.
Ecco lo svincolo per Bongdong, poi Cheonan (http://en.wikipedia.org/wiki/Cheonan), dove il navigatore m'indica di svoltare; ancora autostrada, ancora chilometri da macinare, mentre fuori il termometro tocca 35 gradi.
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