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giovedì 19 luglio 2012

19 Luglio 2012. Un angolo d'Italia al Park Hyatt di Seul

E' stato annunciato l'arrivo di un uragano, che dovrebbe interessare la costa sud della penisola coreana, circa 300 km da Seul.
I primi effetti climatici, qui a Seul, si sono fatti vedere: c'è stato un abbassamento delle temperature ed i rovesci sono aumentati d'intensità. Alla fine di questo mese, terminerà la  stagione delle pioggie e l'estate, con il suo forte caldo, esploderà. 

Questa mattina ho deciso di mangiare al Cornerstone del Park Hyatt di Seul,     (http://seoul.park.hyatt.com/hyatt/hotels-seoul-park/entertainment/dining_detail.jsp?itemDesc=fboutlet&itemId=1003567) dove l'executive chef  è un italiano, Stefano Di Salvo.  (http://www.stefanodisalvo.com/ ).  
Ci siamo conosciuti un anno fa all'incirca; ebbi modo di scambiare quattro chiacchiere...in lingua italiana! Ho trovato una persona squisita quanto la sua cucina.
Ogni volta che torno a Seul, è davvero un gran piacere mangiare nel suo ristorante.
Usa prodotti eccellenti, cucinati con la maestria di un grande Chef, regalando un angolo del nostro meravigliosa cucina alla clientela, che frequenta il suo locale: un angolo d'Italia a Seul.
Nel fine settimana, si consuma, dalle 12 in poi, il brunch, composto da affettati di primissima qualità, eccellenti formaggi italiani, sottaceti d'indubbio italico sapore e dolci fatti in casa; poi dei piatti fissi di pasta e carne.

L'ingresso dell'hotel si trova in una via laterale stretta. Non ricordo mai con precisione e finisco dentro ad un parcheggio scoperto vicino, che non c'entra nulla con l'albergo. Stavolta, spero di non sbagliare.
Bene, qui a destra e poi ecco il dubbio: dove vado? Davanti a me c'è una biforcazione. E' a sinistra l'ingresso dell'hotel? Proviamo.
Oh, no! E' il parcheggio scoperto! Non posso mica fare inversione! C'è l'arresto immediato.
 Che cosa dirò all'addetto, che ha abbandonato la sua postazione e sta venendo verso me?
Abbozzo un sorriso, non rallento troppo.
Ah! Si è accostato alla macchina.
Abbasso il finestrino, è un uomo sulla cinquantina, con un cappello con lunga visiera, che parla solo coreano. Che gli dico?
Se iniziassi a gesticolare, mi prenderebbe per matto, poiché il corpo non deve partecipare alla discussione, qui in Oriente.
No, no, anindeo (no, in coreano), gamsahamnida (grazie, in coreano). Continuo a dire gamsahamnida, anindeo, l'addetto del parcheggio si ferma, rinuncia ad aprire la portiera.  Avrà certamente capito che ho sbagliato. Si sistema il cappello dalla lunga visiera, mentre tento un'inversione.
Descrivo una circonferenza, il cui centro è l'omino, che continua a guardarmi perplesso, mentre continuo a sorridergli con un imbarazzante smorfia sul viso ed intanto guadagno l'uscita, mentre vedo il signore con il cappello dalla lunga visiera, attraverso lo specchietto retrovisore, che ritorna versa la  postazione, rivolgendomi le spalle. Scampato pericolo!
Faccio la strada a ritroso e, stavolta, è impossibile sbagliare. Ecco il bivio; devo ricordarmi di andare a destra. Vedo già l'ingresso.
C'è una piccola piazzola coperta in parte.
Un addetto del valet parking viene verso l'automobile, attende lo stop e apre la portiera. Mi saluta, sorridendomi e provvede a parcheggiare l'autoveicolo.
Un inserviente, con la faccia ancora da bambino, mi accompagna all'ascensore, prenotandolo. Attende che entri e mi saluta, esibendosi in uno spettacolare inchino e, fin quando non si chiudono le porte, rimane davanti a me con il suo viso da bambino, che indossa giacca e cravatta da adulto.
Nell'ascensore, penso quanto sorrisi ed inchini rivolgerà ogni giorno a noi clienti!
Una voce femminile registrata m'informa che sono arrivato al secondo piano, dove ha sede il "Cornerstone". All'apertura delle porte, ricevo un bellissimo quanto imbarazzante inchino da parte di cinque camerieri. Il gesto è compiuto all'unisono! Ma quanto si saranno allenati, per ottenere una perfetta sincronizzazione dei movimenti?
Terminato l'inchino, ricevo parole di benvenuto da colui che mi accompagnerà al tavolo, situato vicino alla vetrata, attraverso la quale vedo la fermata Samseong della metro.
Una giovane cameriera, vestita con una camicia color crema e pantaloni scuri, mi consegna il menù. Non posso non ammirarne il trucco leggero, ma evidente, che le dona un tono di pudica sensualità.
Mentre l'uomo si allontana, dirigendosi verso l'ascensore, dove saluterà l'arrivo dei prossimi clienti, decido i piatti, che consumerò, comunicandoli alla bella cameriera, la quale annota attentamente le ordinazioni, servendosi di un piccolo strumento elettronico. Alla fine dell'ordine, le riconsegno il menù, ordinando dell'acqua Sanpellegrino.
Noto come le signorine servano ai tavoli, mentre gli uomini ricevano i clienti in arrivo.
Le cameriere sono tutte leggermente truccate con colori molto chiari e sfumati, hanno i capelli raccolti da eleganti fermagli ed indossano la medesima divisa. Si muovono tra i tavoli, che si vanno via via riempiendo, donando al locale un tocco di eleganza e sobria femminilità.
Vedo la mia cameriera arrivare con la bottiglia dell'acqua, stretta tra le mani ed avvolta, nella parte inferiore, con un tovagliolo. Arrivata al mio tavolo, la asciuga, svita il tappo, versandomene una buona dose nel bicchiere. Ne prendo un sorso: è straordinariamente buona e delicata, nonostante la forte effervescenza. Ritorna, per portare il piatto del pane, composto da una baguette, divisa in quattro parti insieme ad un piccolo recipiente, contenente la crema d'olive. Il pane è caldo; alla degustazione è morbidissimo e mangiato con la crema d'olive diventa una prelibatezza, cui è davvero difficile resistere.
Sbircio tra i tavoli, senza (spero) esser visto.
Mi accorgo della presenza di una clientela non più giovanissima.
Davanti al mio tavolo, due quarantenni discutono tra loro. Indossano abiti scuri; il nodo della cravatta è perfetto. Vorrei tanto chiedere come si fa? Quando indosso la cravatta, nel nodo c'è sempre qualcosa, che non va.
Improvvisamente, alla vista di un loro amico, si sono alzati e lo attendono arrivare, accompagnato dal cameriere dell'ascensore. Anche il nuovo arrivato dovrebbe avere, anche lui, una quarantina d'anni. Si scambiano le carte da visita, con ampi inchini e larghissimi sorrisi, riprendendo posto.
Alla mia destra, un gruppo di attempate signore, elegantemente abbigliate, parlano tra loro, mangiando lentamente il cibo, che hanno nel piatto.

Arriva il primo! Ho scelto un piatto davvero interessante (credo), composto da burrata, avocado, anguria, insalata e salsa di Yuzu, un agrume di origine orientale, molto meno aspro del nostro arancio (http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://en.wikipedia.org/wiki/Yuzu&prev=/search%3Fq%3Dyuzu%26hl%3Dit%26client%3Dsafari%26tbo%3Dd%26biw%3D1024%26bih%3D672&sa=X&ei=P8wHUJTmKo6WmQXI8Mi4Aw&ved=0CF4Q7gEwAA).


Piatto: burrata, avocado, anguria, insalata e salsa di Yuzu
Sono ingredienti, che non potrebbero coesistere; l'abbinamento per contrasto, in questo caso, fornisce un piatto da sapori freschi, risultanti da un perfetto equilibrio d'uso.
Il ristorante si riempie sempre più di clienti ed aumenta, di conseguenza, il via vai delle cameriere.
Mentre aspetto il secondo piatto, noto come i tre "splendidi quarantenni" discutino tra loro, senza accavallare le voci e, sembrano, davvero che l'uno ascolti l'altro.
Con i miei amici, raramente accade!

La sala è più lunga che larga.


Il "Cornerstone" del Grand Park Hyatt di Seul.
 Alla destra dell'ascensore, c'è la cassa, davanti alla quale dei prodotti culinari sono in bella mostra su una piccola scultura in marmo.
Ancora più in là il tavolo dei dolci; la sezione del gelato aveva rapito letteralmente i miei sguardi, mentre i cinque cortesi camerieri, si esercitavano nell'ennesimo inchino giornaliero.




Il tavolo del dolci.
Alla sinistra del tavolo dei gelati, ci sono dei tavoli, che, al mio arrivo, ancora non erano stati occupati.


La parte dei tavoli alla sinistra del tavolo dei dolci.
Di fronte ai dolci, gli affettati e, ancora più in là, dei formaggi italiani, che vengono serviti solo durante il brunch di fine settimana.
Tra i dolci e gli affettati, operano sei giovanissimi cuochi, intenti a preparare succulenti piatti.

Altri tavoli, per due, tre persone sono disposti lungo i lati; io mi trovo sul lato destro. Di fronte ai quarantenni, una parte del bancone è riservato all'esposizione di eccellenti vini francesi.



Splendide bottiglie di Dom Perignon!

Quindi il banco, dove vengono preparati i piatti di pesce da altrettanti giovani cuochi; tutti strumenti di una meravigliosa orchestra di gusti e sapori, magistralmente diretta da Stefano Di Salvo.
Arriva il secondo, portato sempre dalla medesima cameriera.
E' una bistecca di manzo australiano della qualità "wagyu" (http://it.wikipedia.org/wiki/Wagyū).
La carne è morbidissima, molto succulenta ed accompagnata con delle patate e carote risulta ancor più gustosa.


La bistecca di manzo australiano della qualità waygu.

Il piatto di contorno: patate e carote.










Il piatto del pane è terminato, la cameriera chiede, se ancora voglia del pane, le rispondo di no.
Accenna un sorriso e porta via il piatto della carne e del contorno, che, intanto, avevo consumato.

Poco dopo, ritorna con il piatto finale: il tiramisù, dal sapore morbido e dolcissimo.

Quindi il caffè, conclude il pranzo; a proposito...buon caffè a tutti!
Il tiramisù.
Buon caffè a tutti!















Io, al Cornerstone del Grand Park Hyatt di Seul.


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